Ascia tipo Assergi

Le asce rappresentano una categoria di instrumenta estremamente importanti nello studio delle culture pre e -protostoche. Ampiamente studiate forniscono informazioni cronologiche e culturali grazie alla definizione di tipi di asce con determinate caratteristiche. L’ascia tipo Assergi è stata ricreata grazie al ritrovamento di una matrice nello strato 3 di Grotta a Male di Assergi ‘ in Abruzzo, realizzata in terracotta refrattaria miscelando sabbia ed argilla.

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scegli il metallo del pendente abbinato alla catenina rolò sempre d'argento italiano 925

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Scheda Archeologica

Approfondimento della dott.ssa Andrea Di Giovanni:

“Le asce rappresentano una delle classi di materiali più significative dell’età protostorica. Sono create da un processo di fusione del bronzo (una lega di rame e stagno a diverse percentuali) colato all’interno di stampi. Si completavano con immanicatura e manico in legno. La loro funzione era sia quella legata alla forma, veri e propri strumenti per tagliare o rompere, sia quella di “lingotti”, utilizzate quindi per lo scambio del materiale di cui erano composte e per la sua tesaurizzazione. Non a caso vengono rinvenute di frequente nei ripostigli che costituiscono un accumulo, seppellito, di beni materiali in metallo, prevalentemente in bronzo. Nell’Italia centrale il filo conduttore che va ricercato parte dalle asce piatte eneolitiche per evolversi in diverse forme prima in asce a margini rialzati fino ad arrivare ad asce ad alette mediane ed infine con tallone distinto. Le tipologie sono davvero tante per tutta l’Italia durante tutta l’età del Bronzo, quella tipo Assergi ha però una peculiarità: non è avvenuto il ritrovamento dell’ascia in sé ma è stata riprodotta in età moderna partendo dal calco della forma di fusione ritrovata in uno strato subappenninico della Grotta a Male di Assergi, nell’Abruzzo centrale. La grotta come luogo di ritrovamento della forma di fusione ci fa presumere che per la lavorazione del bronzo si cercassero luoghi isolati e lontani dagli abitati a causa del fumo e dell’odore emanati durante il processo di lavorazione.
Il tipo è datato al Bronzo medio 3 (Carancini, Peroni 1999, pp. 12-16, tav.12 n.18)”.

Bibliografia

Carancini, Peroni 1999: Gian Luigi Carancini, Renato Peroni, l’età del bronzo in Italia: per una
cronologia della produzione metallurgica, in quaderni di protostoria 2, 1999, Perugia, pp 9-86
Carancini 1984: Gian Luigi Carancini, Le asce nell’Italia continentale VOL.II , in Prahistorische
bronzefunde, Munchen, 1984, pp 13- 15

Materiali e Tecnica

II gioielli sono in argento italiano 925 rodiato/placcato d’oro 18 Kt o bronzo.

La lavorazione nasce da un modello disegnato a mano sulla base delle immagini del reperto archeologico. Il disegno è stato poi rielaborato digitalmente e stampato con stampante 3D in resina fondibile. Il prototipo è stato poi trasformato in metallo mediante l’antica tecnica della fusione a cera persa. Il prodotto di fusione è stato poi lungamente rifinito a mano. Con le nuove cere ricavate dal calco del prototipo si ottengono nuovi prodotti di fusione che vengono poi rifiniti e lucidati a mano. La lavorazione termina con la rodiatura/doratura.

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