Cembalista

Non solo silenzi e preghiere nei luoghi di culto. Pare infatti che sia una cembalista! Ho fatto mio l’incipit del post di un seminario tenuto sul tema alla Sapienza qualche mese fa. La dott.ssa Francesca Cavallari invece vi ha dedicato il suo lavoro di tesi. Giù un suo approfondimento su questo soggetto così diffuso e peculiare ma che dà ancora poche certezze.

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Scheda Archeologica

Il tipo iconografico della donna con il disco al petto è comune nell’area Palestinese dall’XI  al IVsec a.C. (Beth Shan-Megiddo-Gezer-Tell Gat) e nell’area Fenicia dal IX al IV sec a.C. (Tell Shiqmona-Sarepta-Akziv-Kayareb).  La figura femminile nuda o vestita indossa una parrucca o un velo e con entrambe le mani  sorregge il disco posto davanti ad entrambi i seni oppure al solo seno sinistro. Il tipo iconografico in terracotta è documentato sia in forma di statuetta che placchetta. Le statuette rinvenute nell’area fenicia hanno un corpo campaniforme e il disco al centro del petto è retto dalla mano sinistra mentre la mano destra sembra percuotere il disco. Spesso queste statuette sono state associate a quelle ben più antiche rinvenute in Mesopotamia risalenti al III millennio a.C. La mancanza di iscrizioni e fonti scritte rende incerta l’identificazione della figura interpretata in genere come divinità o come una timpanista. Difatti il disco è  stato interpretato come piatto per le offerte o timpano. Per quest’ultima ipotesi, più accreditata, alcuni studiosi hanno preso come esempio strumenti a percussioni rinvenuti a Tello, in Mesopotamia descritti inoltre in testi che elencano feste e rituali in cui si fa uso del tamburo. Il contesto di ritrovamento non conferma l’una o l’altra interpretazione dal momento che molte statuette sono state rinvenute sia in luoghi di culto che anche necropoli. Questo lascia ipotizzare una loro funzione rispettivamente di ex-voto o di accompagnamento del defunto nell’aldilà.

 

Dott.ssa Francesca Cavallari

Materiali e Tecnica

Il gioiello è in argento italiano 925 rodiato

I prototipi sono stati realizzati sulla base di disegni digitali eseguiti sulla base del confronto tra diverse foto dei reperti originali. Dopodiché i disegni sono stati rielaborati per la stampa 3D. I prodotti stampati in resina sono stati usati per la lavorazione di calchi in gomma dai quali trarre le cere. I modellini in cera vengono fusi in metallo secondo l’antica tecnica della fusione a cera persa. I prodotti di fusione vengono rifiniti a mano, segue la saldatura di altre parti e la lucidatura. La lavorazione termina con la rodiatura o la doratura.

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