
Le Danzatrici di Ruvo La Danza della Gioia, la Danza di Teseo o la danza della Gru: espressioni diverse per un unico capolavoro “Le Danzatrici di Ruvo”. La raffigurazione con la scena di danza si trovava sulle quattro pareti lungo il perimetro interno di una tomba ipogeica a semicamera datata fra fine V e inizio IV sec.a.C. rinvenuta nel 1833 a Ruvo, antica Rhyps in provincia di Bari. La tomba apparteneva ad un personaggio maschile di rango elevato da quanto si evince la corredo ricco di armi e ceramiche e la stessa decorazione parietale in cui vi è l’uso del cinabro, un prezioso pigmento minerale. L’affresco venne staccato, smembrato e suddiviso in lastre a scopo di vendita; solo sette delle dieci originarie confluirono nelle collezioni borboniche napoletane, mentre delle restanti tre si persero le tracce. La decorazione aveva in origine dipinte 54 danzatrici ammantate, distinte in due file, in tre giovanetti vestiti di bianco, uno dei quali a guida del corteo suona la lira o l’eptacordo. La disposizione delle donne permette di muo-versi lungo una linea tenendo la mano della persone successive a quelle che si hanno accanto. Alcuni studiosi ritengono che sia questa la danza di cui parla Plutarco. “La danza di Teseo”, così chiamata perché le fanciulle ateniesi salvate dal Mino-tauro festeggiarono con questo ballo la loro liberazione da parte di Teseo. Plutarco nel Il sec.d.C. scrive “Nel viaggio di ritorno da Creta Teseo si fermò a Delo. Dopo aver sacrificato al dio e offerto come dono votivo l’immagine di Afrodite che aveva ricevuta da Arianna, eseguì insieme coi ragazzi una danza che dicono sia ancora in uso presso quelli di Delo e che riproduce i giri, i passaggi del Labirinto: una danza consistente in contorsioni ritmiche e movimenti circolari”. Dunque non stupisce che questa raffigurazione fosse comune in ambito funerario. È la danza che sconfig-ge la morte. Rappresenta l’augurio che il defunto si facesse guidare dalla danza delle fanciulle, nell’aldilà. Era detta anche “danza delle gru” (ghéranos), non solo perché questi uccelli volano formando delle lunghe file ma anche per la loro abilità nel ritrova-re la strada di casa senza perdersi, sperando che allo stesso modo l’anima dei defun-ti potesse trovare la pace.
dott.ssa N.L. Saldalalamacchia
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